Talvolta ogni cosa mi appare coperta da un velo grigio e sono angustiato dalla gravità, a fatica alzo lo sguardo oltre la strada asfaltata e le nuvole scure. Ma c’è sempre un azzurro che si apre smisurato attorno a me, c’è una musica nell’aria, una melodia meravigliosa e antica che so di conoscere anche se non distinguo bene. E comincio a liberare zavorra e a sentirmi più leggero, leggero come una piuma; così assieme a quelle note ci sono anch’io, con il soffio di vento che porta un carro di luce e gelsomini. Certo è la mia volontà che dirige il cammino, che mi porta ogni istante a scegliere la vita, ma il carro a volte accompagna nuvole scure, a volte il disegno è troppo grande per la mia comprensione. Il soffio che riempie i polmoni non è solo aria, è cielo, immenso cielo, è accoglienza di un verbo che non è mio ma in lui mi riconosco, armonia che riunisce misteriosamente i miei passi al moto delle stelle. È meraviglioso sentirsi parte di questo “immenso”, ma impone di accogliere il caos e la morte, richiede accettazione e fiducia in una luce che viene prima e va oltre. Questa grazia supera le strettoie del presente e i muri insormontabili che abbiamo innalzato con le nostre paure e pretese di dominio, di controllo, con i limiti delle nostre verità sempre provvisorie: sarebbe troppo misera questa fine per il Cuore. Allora posso abbracciare terra e cielo con speranza.