GIANCARLO MORINELLI
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Ritrovare l'uomo
Tu, nella gravità sii lieve
respiri, incanti, epifanie, scale, infinito uno
Piccola Biblioteca dell'Anima
INVISIBILE NEVE
Poesie
GIANCARLO MORINELLI
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Ritrovare l'uomo
Tu, nella gravità sii lieve
respiri, incanti, epifanie, scale, infinito uno
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INVISIBILE NEVE
Poesie
Poesie
Alcune poesie da Invisibile Neve
*
Cosa cercano per i viali battuti
le ronde? Le scritte incrociate
dalle dita, consumate dai cingoli
dicono: di là non si passa.
Ma cosa fanno passeri merlini
tra le spire di recinti invisibili?
Sui colmi antichi vegliano
civette vigili: di là chiamano
acrobati solitari, sfavilla
dai camini la mia cara rondine.
E mentre passa dall’indefinibile
azzurro alla finestra, sono io
a beccare lei sulla cornice
nel buio tra le parole
*
Le finestre sono spalancate, non si vedono
le isole di plastica al largo delle spiagge,
non si vedono i grossi cavi che alimentano
il paretaio mondiale, ma le luci
sono ciminiere che fumano giorno e notte,
alla sera, uno scricchiolio
nell’aria lieve di un finecorsa,
sento vagare la mia tristezza
e quell’odore di allevamenti in batteria
e non basta chiudere la finestra.
Per qualcuno, lo sguardo si ferma
sotto i lampioni
tra le strade governate da algoritmi,
per qualcuno lo sguardo si alza
per affrontare il vuoto
sotto i piedi, la terra che manca…
E tutti hanno un recinto
ma c’è chi non sa della bestia
o non vuole sapere se è fatto di latta
o di ovatta di cielo, c’è chi va
ogni giorno per la stessa strada
chi non esce mai dalla sua scatoletta
che chiamano vita
*
Vedi come si impastano
le nuvole immobili di pece
e lo scorrere limpido di un ruscello.
Se alcuni lumi appoggiano sulla linea
incerta del tuo cammino, tu
raccoglili, non per schiarire la notte,
non per paura di perderti…
se abbassi la luce fai più luce.
Il cielo non diventa più giusto
e più puro per accogliere uno stormo
di angeli… ma i colombi? I barboni
a volo raso tra tetti e panchine sanno
che il fiore spento è lo stesso che riluce,
ma di portare verità, forse non sono degni?
Mille anni, millimetri, ci uniscono
nell’abito di amore e di sofferenza:
l’abbraccio infinito di una madre.
Il paradiso è qui, per noi e per loro
*
Ai piedi del
fanum
le parole si inabissano tra le radici,
le campane suoneranno presto.
Scende il sole nel chiostro selvaggio,
ancora un poco,
ancora un poco la mia ragione
si accorda al motore delle nuvole.
Piove l’incanto ai miei piedi
i colombi si preparano al volo
*
In questo fiore ci riconosciamo
in simultanea percezione, una sola,
di fragilità e grazia intramontabile
oltre le continue sfioriture.
In questo fiore si ritrovano gli estremi
e la contraddizione mi appare, ora
meravigliosa coincidenza.
Qui ci incontriamo.
Siamo quel puntino impercettibile
nel cielo spalancato
dove l’altalena, prima di cadere
si ferma
per lasciarci accadere
*
Ora che l’orizzonte è più basso
e all’empireo si unisce la gloria dei sensi,
la grazia ci sorprende
feriti, sulla strada,
ora che sue le ali sono sporche
come le mie mani, sporche
dello stesso sangue, bianche
della neve che scende
per una notte e poi scompare,
nell’aria solo un silenzio resiste
allo schianto di ogni giorno,
e una parte di quel candore
ora non più visibile,
di lei rimane
giancarlomorinelli@gmail.com